Il Canzoniere Grecanico Salentino a Music show: “Suoniamo di Tap e Xylella”

“Ecco la storia”, direbbe Daniel Pennac, ma cosa è rimasto dello stimolo iniziale di Rina Durante, che volle recuperare il patrimonio musicale della sua terra? Come si spiegherebbe oggi la sua idea, a un ventenne che magari conosce il Salento solo per le discoteche di Gallipoli? “Nel 1975 c’era una riscoperta del patrimonio da intendersi come un atto politico – spiega Mauro Durante – contro la cultura di massa. E oggi quello che ti rende unico e speciale è continuare a fare ricerca con attenzione, soprattutto al tempo della globalizzazione e dell’annullamento delle distanze”.

Anche al tempo della moda del Salento, meta ambita dei turisti italiani e stranieri, e di una Notte della Taranta che a fine agosto fa esplodere il piccolo comune di Melpignano con i 200mila spettatori del Concertone. Spiegare la pizzica, oggi, non è semplice. Anche se il Canzoniere Grecanico Salentino è un buon portavoce, e ne esporta i ritmi in tutto il mondo. “All’estero c’è una maggiore abitudine all’ascolto – commentano – troviamo sempre contesti preparati. In Italia, invece, si è arrivati a una banalizzazione che si è fermata al livello folkloristico”.

Nessuna condanna, comunque, perché “è bello che ci si senta protagonisti del movimento, nonostante il divertentismo e certe storture tra pizzica e tarantismo”. Lo sfogo degli ultimi che è stato materia viva per i canti “tarantati” ha cambiato rotta. Senza però allontanarsi mai dal nocciolo originario: la difesa – attraverso la musica – di chi è in difficoltà. Il Canzoniere Grecanico Salentino lo ha dimostrato collaborando con Erri De Luca e creando
Sola andata, un brano dedicato ai migranti che continuano a sbarcare – e morire –

poco distanti dalle coste italiane. Se dovessero scegliere un altro argomento d’attualità, a cosa guarderebbero? “La musica popolare ha sempre risposto a un’esigenza immediata. E allora ci sarebbero la xylella e il gasdotto Tap, ma anche la mancanza di continuità tra educazione e mondo del lavoro”. Il faticare una vita con la certezza di non arrivare alla pensione: “È il male di vivere – conclude Durante – che esiste sempre”.